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Tutte le espressioni artistiche della Sicilia testimoniano le varie culture e civiltà che hanno influenzato la regione: architettura, pittura, artigianato riflettono l’eredità millenaria di fenici, greci, arabi e normanni. Il carretto è il simbolo della Sicilia. Nato come umile mezzo di trasporto è diventato una forma d’arte grazie agli intagli e alle decorazioni che lo caratterizzano. L’espressione più antica della lavorazione del legno sono le "cannalore", preziosi candelabri barocchi, con cui i lavoratori di Catania rendono omaggio a Sant’Agata. Le ceramiche di Caltagirone sono famose nel mondo, ma oggi la produzione è ancora viva a Sciacca e Santo Stefano di Camastra. A Catania e Palermo continua la tradizione dei pupi, iniziata a metà dell’‘800. Altra tradizione diffusa fin dal ‘700 è quella dei presepi, diversi per zona e per epoca ma accomunati dalla semplicità dei materiali.
La lavorazione della cera è ormai scomparsa, ma nel ‘600 diffuse le creazioni sacre siciliane in tutta Europa. Nella Sicilia orientale, grazie alla presenza dell’Etna, si è sviluppata la lavorazione della pietra lavica, in particolare a Giarre. Con il ferro battuto si realizzano raffinati oggetti d’arredamento. Grazie alla pesca, in Sicilia si è diffusa la lavorazione del corallo, di cui le coste erano ricche. Espressioni dell’artigianato tessile, sono la frazzata di Erice, una tecnica per realizzare tappeti tessuti a mano e decorati con stoffe di recupero dai colori vivaci; e lo sfilato siciliano, un tipo di ricamo noto fin dal ‘300 che oggi continua soprattutto a Sortino, Vittoria e Castiglione.
ENOGASTRONOMIA
La tradizione gastronomica della Trinacria si rifà a culture differenti fuse nel tempo fra loro ma con caratteristiche che ne denunciano la provenienza culinaria d'oltremare.
Ne è d’esempio il cuscusu di chiara derivazione araba insieme al riso usato per la preparazione di polpettine ripiene, impanate e fritte, chiamate arancini; anch’esso d’importazione araba.
La disposizione del territorio siciliano ha determinato un maggiore sviluppo della pastorizia con relativa produzione di formaggi quali il Pecorino Siciliano DOP, il Ragusano DOP, il Piacintinu colorato con lo zafferano e la ricotta. Proprio l’ottima ricotta, insieme alle mandorle, ai pistacchi, alla frutta ed al miele, è spesso utilizzata nella pasticceria; i cannoli ripieni e la cassata ne sono i più validi esempi.
Famosi sono pure i frutti alla Martorana, piccoli gioielli artistici di pasta di mandorle, sorbetti e gelati anticamente fabbricati con le nevi dell’Etna ed il succo degli agrumi.
Nel reparto pasticceria, inoltre, il ricordo della presenza araba è più vivo: antiche ricette che sanno d'Oriente sono all'origine anche delle famose pignolate, paste di mandorla e delle deliziose granite. E’ considerato un obbligo, nelle giornate estive, offrire all'ospite una granita di caffe', di limone o di mandorle. Quando poi si parla di raffinatezze, è d’obbligo la granita di gelsomino.
Il primo piatto siciliano per eccellenza è la pasta con le sarde, seguito dalla pasta alla Norma: piatto caratteristico di Catania nato in omaggio al compositore cittadino Vincenzo Bellini. Sono spaghetti coperti da melanzane fritte nell'olio, salsa di pomodoro e una spolverata di ricotta salata grattugiata. Nella patria della melanzana non si può dimenticare di assaggiare la parmigiana o le melanzane ripiene con salsa di cipolle, pomodoro e formaggio.
Come piatto simbolo della Sicilia da ricordare anche la caponata, le sarde a beccafico, il pesce spada, il falsomagro, gli involtini alla palermitana, l’ottima bottarga, il caratteristico Salame di Tonno, i pomodori Pachino, olive, limone ed agrumi vari.
I vini dell'isola oggi, anche se non tutti, hanno raggiunto la rinomanza del liquoroso marsala, e sono: l'Alcamo, l'Etna rosso, il Corvo. Tra i vini da dessert oltre al citato Marsala vanno ricordati il Moscato di Noto e la Malvasia delle Lipari.
Di qualità è Olio Extravergine d’Oliva Nocellara del Belice. Dalla solitaria Pantelleria giungono uve di qualità come lo Zibibbo, il Passito ed i famosi Capperi, coltivati al riparo dal vento in profonde buche scavate nel terreno.





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